Con circa 5 milioni di euro l’anno l’Italia è al primo posto tra i Paesi mediterranei per finanziamenti pubblici destinati all’energia prodotta dal mare. A rivelarlo è il primo rapporto del progetto europeo OceanSET 2020, che ha analizzato investimenti e sviluppo tecnologico di 11 Paesi europei.

Per l’Italia i dati sono stati raccolti ed elaborati da ENEA, che opera come rappresentante nazionale presso il SET-Plan Ocean Energy, il gruppo che implementa il Piano Strategico europeo di sviluppo delle tecnologie energetiche marine.

L’energia arriva dal mare, dalle onde e dalle maree. E nello scenario europeo, che individua nelle coste dell’Atlantico e nel Mediterraneo le aree più idonee a sfruttare questa risorsa naturale, l’Italia è pronta a sfruttare l’energia prodotta dal mare con ENEA e un programma che mette assieme progettazione e realizzazione di prototipi.

Tra questi il Pewec (Pendulum wave energy converte), appositamente pensato per le coste italiane, dove le onde sono di piccola altezza e alta frequenza. Il dispositivo consiste in un sistema galleggiante, simile a una zattera, da posizionare in mare aperto, in grado di produrre energia elettrica sfruttando l’oscillazione dello scafo per effetto delle onde.

Questo sistema low cost di produzione di energia dal mare è particolarmente interessante per le tante isole italiane, dove la fornitura di energia è garantita da costose e inquinanti centrali a gasolio. Si dichiara che una decina di questi dispositivi possano produrre energia elettrica per un paese di 3.000 abitanti.

Le tecnologie che sfruttano l’energia del moto ondoso hanno il pregio di non interferire con le altre attività produttive che insistono sulla fascia costiera del territorio nazionale, quali l’industria ittica e il turismo. Sono caratterizzate da uno scarso uso del suolo e da un limitato impatto visivo e ambientale.

Lo sfruttamento dell’energia dalle onde presenta diversi vantaggi anche rispetto all’eolico e al fotovoltaico: un basso impatto ambientale e visivo, una minore variabilità oraria e giornaliera e una variazione stagionale favorevole, visto che il potenziale dell’energia dalle onde è più alto in inverno quando i consumi energetici sono massimi.

Ma sfruttare l’energia del mare significa conoscere in modo dettagliato la velocità delle correnti, l’altezza delle onde e l’intensità delle maree: per questo l’ENEA ha realizzato “L’Atlante del clima ondoso del Mediterraneo”, la prima mappa in grado di individuare in modo accurato le zone più interessanti per lo sfruttamento energetico delle onde.

Con i suoi 8.000 km di coste l’Italia possiede un importante potenziale di energia associata al moto ondoso, paragonabile a quello presente sulle coste orientali del Mare del Nord.

Il prototipo Pewec è in scala 1:12, pesa 3 tonnellate, misura 3m x 2m x 2m di altezza ed è frutto della collaborazione con il Politecnico di Torino. L’ENEA e il Politecnico di Torino sono già al lavoro per la progettazione del dispositivo in scala 1:1, con una potenza nominale di 400 kW.

Messina, le onde dello Stretto e il fabbisogno di energia

Sfruttando le maree dello stretto di Messina – argomenta Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti di ENEA – si potrebbe produrre una quantità di energia in grado di soddisfare il fabbisogno della città”. In questo caso, infatti, “la produzione di energia potrebbe arrivare a 125 GW/h l’anno grazie allo sfruttamento delle correnti che raggiungono velocità superiore a 2 metri al secondo”.

Obiettivo 2050, il 10% di energia dal mare

Ad oggi in Europa la produzione di energia dal mare attraverso lo sfruttamento del moto ondoso soddisfa appena lo 0,02% del fabbisogno, praticamente un nonnulla. L’obiettivo, però, è quello di innalzare questa fetta marginale fino al 10% entro il 2050, attuando così una vera e propria rivoluzione energetica sostenibile a partire dal mare.

Come ha infatti spiegato Sannino, «con lo sfruttamento combinato anche delle maree, sarebbe possibile produrre energia per due intere nazioni come Francia e Grecia, oppure sostituire 90 centrali elettriche a carbone, ossia un terzo degli impianti europei attualmente in funzione».

Ovviamente la creazione e l’installazione degli impianti per la generazione di energia dal mare comporterebbe un costo importante, ma va detto che produrre elettricità dalle onde significherebbe ridurre di molto la dipendenza italiana dalle importazioni di combustibili fossili. E lo stesso costo della produzione energetica andrà via via abbassandosi: le stime di ENEA parlano di un costo di 20 centesimi ogni kW/h nel 2025, cifra che arriverà a 10 centesimi a kW/h entro il 2035.

Fonte: enea.it